giovedì 15 ottobre 2009

Nel covo del libico Game altri documenti di complici islamisti.

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MILANO - Non solo nitrato d'ammonio e sostanze chimiche, ma anche documenti di altri islamici. Il covo di via Gulli a Milano, dove gli uomini della Digos hanno trovato il materiale con il quale è stato confezionato l'ordigno fatto esplodere davanti alla caserma dell'Esercito in piazzale Perrucchetti lunedì scorso, probabilmente ospitava altri islamici, oltre ai tre già finiti in manette. Massimo il riserbo degli inquirenti, ma a quanto si apprende sarebbero un paio i documenti di altre persone trovate nell'appartamento-laboratorio. Identità sulle quali gli investigatori stanno svolgendo tutti i controlli. «Troppo presto adesso, per parlare di complici», dicono. I documento comunque appartengono a persone diverse da quelle arrestate finora. L'appartamento, dove è stato fabbricato l'ordigno, era nella disponibilità di Mohamed Game, il libico 35enne che lunedì scorso ha compiuto l'attentato. Per oggi sono attesi gli interrogatori dei suoi presunti complici: Mahmoud Abdelaziz Kol, 52 anni, egiziano, e Mohamaed Imbaeya Israfel, 33 anni, libico. Non è ancora possibile, invece, interrogare lo stesso Game, in coma farmacologico dopo aver perso una mano e la vista nell'esplosione.

Il Governo vara la banca per il sud

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Il ministro per lo sviluppo, Claudio Scajola, è stato indicato dal consiglio dei ministri come coordinatore del piano complessivo per il sud. Nel piano rientra anche la banca per il Mezzogiorno, il cui Ddl istitutivo è stato approvato oggi dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento è stato illustrato dal ministro Giulio Tremonti. La necessità di un nuovo istituto di credito deriva, per Tremonti, dal fatto che le banche presenti nel Mezzogiorno "fanno raccolta al sud ma non fanno impieghi". E poi aggiunge: "Tutti i grandi paesi europei hanno banche regionali proprie".

Il modello cui si ispira la nuova Banca del Sud è, infatti, il francese Credit Agricole, che "nasce dal territorio per poi confluire in una struttura unica, un modello disegnato dalla Stato ma realizzato dai privati", dice il ministro dell'economia. Lo Stato quindi "non avrà nessun ruolo, limitandosi alla sola "istituzione e promozione". Istituzione che s'inserisce all'interno di un "piano più vasto", che prevede anche "una fiscalità di vantaggio per il meridione". Per Tremonti il nodo centrale per risollevare le sorti economiche del meridione d'Italia è concentrarsi sul "piccolo e medio credito" e gli utenti tipo saranno "chi vuole aprire una pizzeria" e chi "vuole ampliare un albergo".

Per BakItalia persi 500.000 posti di lavoro

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ROMA - Allarme occupazione e conti pubblici nel Bollettino economico della Banca d'Italia, che conferma anche quanto siano ancora incerte per il nostro Paese le prospettive di ripresa. Per quanto riguarda i posti di lavoro, nel secondo trimestre dell'anno, segnala il Bollettino, "la perdita è risultata di oltre mezzo milione di occupati rispetto a un anno prima, escludendo dal computo l'effetto delle iscrizioni all'anagrafe di lavoratori immigrati. E' stata di circa 300.000 unità la flessione dei lavoratori comunemente definiti come 'precari', in maggioranza giovani".

Scudo fiscale incentivo a evadere. Mentre in un'audizione sulla Finanziaria delle commissioni Bilancio di Camera e Senato il direttore generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni lancia l'allarme sulle conseguenze dello scudo fiscale: "Può avere effetti negativi sugli incentivi dei contribuenti a pagare le imposte in futuro". E chiede interventi in funzione anticrisi a favore di famiglie e imprese: "E' necessaria la definizione immediata di interventi strutturali che assicurino nel medio termine il contenimento della spesa e del debito pubblico", mantenendo "nell'immediato il sostegno alle famiglie e alle imprese".

mercoledì 14 ottobre 2009

Il Governo denuncia il Times "Non abbiamo pagato i Talebani"

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ROMA - Palazzo Chigi smentisce seccamente l’articlo del Times secondo il quale i servizi segreti italiani avrebbero pagato le milizie talebane per mantenere calma la regione afgana di Sarobi e utilizzato una tattica simile anche a Herat. E il ministro La Russa, che bolla il contenuto di quel pezzo come «spazzatura», annuncia che l'esecutivo presenterà una querela contro il quotidiano britannico.
«MAI PAGATO» - «Il governo Berlusconi - si precisa in una nota della Presidenza del Consiglio - non ha mai autorizzato né consentito alcuna forma di pagamento di somme di danaro in favore di membri dell’insorgenza di matrice talebana in Afghanistan, né ha cognizione di simili iniziative attuate dal precedente governo». Nella nota «si esclude altresì che l'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma abbia, all'inizio del mese di giugno 2008, inoltrato al governo italiano un formale reclamo da parte del suo Paese in relazione ad ipotetici pagamenti in favore dell'insorgenza talebana».


«NUMEROSI ATTACCHI CONTRO DI NOI» - A riprova di ciò, si afferma nella nota, «è sufficiente ricordare che soltanto nella prima metà dell'anno 2008 i contingenti italiani schierati in Afghanistan hanno subito numerosi attacchi e, specificamente nell'area del distretto di Surobi, il 13 febbraio 2008, nel corso di uno di questi è rimasto ucciso il sottotenente Francesco Pezzulo. Nonostante le difficoltà ambientali, l'opera del contingente italiano è comunque proseguita in linea con le indicazioni fornite dal governo sulla base degli impegni assunti a livello internazionale, conseguendo unanime consenso in ambito Nato e da parte dei Paesi alleati». In proposito, continua la nota, «è utile altresì evidenziare che, come si rileva anche da agenzie di stampa dell'epoca, l'operato della Fob (Forward operational base) nel distretto di Surobi è stato oggetto di apprezzamento e riconoscimenti in ambito Isaf e, in particolare, da parte del generale Usa David McKiernan, all'epoca comandante in capo delle forze Nato in Afghanistan, il quale ha sottolineato "i risultati ottenuti dal contingente italiano, in particolare nel distretto di Surobi". Con la costruzione di ponti, pozzi, scuole ed aiuti all'agricoltura, questa zona, rurale prima dell'arrivo degli italiani, è diventata un modello da seguire per l'Isaf. Parimenti, nel periodo indicato - conclude la nota - numerose sono state le manifestazioni di gratitudine e riconoscenza per il contributo offerto dall'intelligence italiana, riconosciuta capace di fornire un supporto informativo estremamente tempestivo e contestualizzato a favore di tutte le forze Isaf».

martedì 13 ottobre 2009

Fiducia ai minimi per Berlusconi.

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ROMA - Berlusconi e governo ai minimi di sempre. Cala di nuovo, a ottobre, la fiducia nel premier e nel suo esecutivo "testata" dal sondaggio mensile di Ipr Marketing per Repubblica.it. Sembra evidente che il conflitto istituzionale sul Lodo Alfano non aiuta la maggioranza e il Cavaliere perde altri due punti (sono otto da maggio, l'ultima volta che è stato sopra il 50%) e si ferma al 45% di "fiduciosi" (molto o abbastanza) contro il 51% (più uno) di coloro che hanno "poca o nessuna" fiducia nel suo operato. I "senza opinione" sono al 4 per cento. Va anche peggio il governo di centrodestra che tocca quota 42%: sono altri due punti in meno dopo tre mesi di discesa bloccata a quota 44%. I cittadini che hanno poca o nessuna fiducia salgono al 54%.

Un anno esatto fa, Berlusconi aveva raggiunto il punto massimo del suo rapporto con gli elettori: a ottobre del 2008, infatti, la fiducia era al 62% e il governo era a quota 54%. In un anno il premier è sceso del 17% e l'esecutivo del 12%.
I partiti. In un panorama finora abbastanza fermo, si registrano alcuni movimenti significativi. Primarie e congresso, evidentemente, aiutano il Pd che, piuttosto a sorpresa, guadagna 5 punti nella fiducia degli elettori salendo a quota 37%. Va ricordato qui che tutti i partiti sono largamente al di sotto del 50% di persone che esprimono "molta o abbastanza fiducia" nel loro operato. In testa rimane il Pdl con il 44% (due punti in meno rispetto a settembre e 10 in meno sul massimo del 54% raggiunto a ottobre del 2008). Perde 3 punti l'Idv che scende al 40%, il suo massimo (47%) l'aveva raggiunto nel luglio del 2008.

Il Partito Democratico, si diceva, segna un notevole recupero raggiungendo il 37% che è il suo miglior risultato dopo il 38% del primo rilevamento (maggio 2008). Fermo a quota 36% l'Udc mentre la Lega Nord perde un punto e si colloca al 30%.

I ministri.
Sacconi e Maroni consolidano la loro posizione in testa alla classifica della fiducia nei membri del governo. Il responsabile del welfare raggiunge quota 63% che corrisponde al suo massimo toccato lo scorso novembre e ribadito un paio di volte. Sacconi, va detto, è quasi sempre stato al comando della graduatoria. Lo ha insidiato e lo insidia solo il ministro degli Interni, Roberto Maroni che arriva a quota 62%, poco sotto il 64% (gennaio 2009) che è il suo record. Maroni è l'unico a non essere mai sceso sotto il 60% di "fiduciosi", una quota non facile da tenere, come insegna lo stesso premier.

Ma tra i ministri, questo mese, prevalgono i segni negativi. Solo Larussa (54%) e Rotondi (39%) guadagnano un paio di punti. In calo: Fitto (-4%), Brunetta (-3%, ma pur sempre al quinto posto con il 57%), Prestigiacomo (-3%), Alfano, Tremonti, Scajola, Bossi e Melone (che perdono tutti due punti).

Appello delle donne contro Berlusconi.

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È ormai evidente che il corpo della donna è diventato un’arma politica di capitale importanza, nella mano dei Presidente del consiglio. È usato come dispositivo di guerra contro la libera discussione, l’esercizio di critica, l’autonomia del pensiero. La donna come lui la vede e l’anela è avvenenza giovanile, seduzione fisica, ma in primissimo luogo è completa sottomissione al volere del capo. È lì per cantare con il capo, per fare eco al capo, per mettersi a disposizione del capo, come avviene nelle fiere promozionali o nei dispotismi retti sul culto della personalità. Le qualità giudicate utili per gli show pubblicitari si trasformano in doti politiche essenziali, producendo indecenti confusioni di genere: ubbidienza e avvenenza diventano l’indispensabile tirocinio per candidarsi a posti di massima responsabilità. Diventano il burqa gettato sul corpo femminile, per umiliarlo sulle scene televisive e tramutarlo in arma che ferisce tutti e tutto. Contro questa cretinizzazione delle donne, della democrazia, della politica stessa, protestiamo. Quest’uomo offende le donne e la democrazia. Fermiamolo.

lunedì 12 ottobre 2009

Lo scudo fiscale aiuterà l'evasione

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ROMA - Botta e risposta tra Bankitalia e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Materia del contendere questa volta è lo scudo fiscale per il quale il Fisco ha recentemente inviato 50mila avvisi agli ex residenti all'estero.
BANKITALIA - «Lo scudo fiscale può avere effetti negativi sugli incentivi dei contribuenti a pagare le imposte in futuro» ha detto il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, nel corso dell'audizione sulla Finanziaria davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato a Palazzo Madama. Di contro, però, ha rilevato Saccomanni, «lo scudo fiscale può avere effetti positivi ai fini della ripresa economica se almeno una parte dei fondi rimpatriati viene investita in imprese produttive o comunque destinata alla ricapitalizzazione di queste ultime. L'agevolazione per gli aumenti di capitale contenuta nello stesso provvedimento favorisce questo impiego».

TREMONTI - Non si è fatta attendere la risposta di Tremonti. «Questo meccanismo viene applicato ormai dappertutto: non è più un problema italiano. Se c'è una ragione di allarme, e lo escludo, c'è per tutti i Paesi». Quello di palazzo Koch - ha aggiunto il ministro dell'Economia - «è un rilievo che può avere o no ragione, secondo me è discutibile. Detto questo, il discorso dello scudo è molto semplice: è un meccanismo applicato dappertutto e non è un problema italiano. Tutti lo stanno facendo, quindi se c'è un rischio sui flussi futuri è un rischio che devono affrontare tutti».
Lo scudo porta vantaggio al Fisco «perchè chi non pagava inizia a pagare», ha detto ancora Tremonti, e quanto alle critiche si chiede: «è mai possibile che l'etica legale coincida con gli interessi dei banchieri svizzeri?». Inoltre, «l'azione contro i paradisi fiscali non è strumentale allo scudo, continuerà. E sarà sempre più sofisticata, più intensa e più efficace. Non è che la facciamo e poi incassati i soldi dello scudo... Noi vogliamo evitare che alcune aree siano la caverna in cui vai a nascondere il bottino dell'evasione fiscale. E siccome quella linea d'azione non è finita o provvisoria, sarà sempre più forte. Questa è la nostra strategia».

domenica 11 ottobre 2009

A Saviano non verrà tolta la scorta

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ROMA - "Le misure di protezione a favore di Roberto Saviano, più volte minacciato dalla mafia, non saranno allentate, anzi si potrà pensare ad un eventuale rafforzamento". Il capo della Polizia, Antonio Manganelli, fuga i timori sulla possibilità di una diminuzione delle misure di protezione dello scrittore che vive blindato da tre anni su disposizione dell'Ucis, l'ufficio che valuta le indicazioni del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Anzi, semmai si pensa a un rafforzamento delle misure di sicurezza.

In una nota Manganelli sottolinea come l'azione di contrasto alla criminalità organizzata costituisca "una assoluta priorità dell'intervento del ministero dell'Interno e delle forze di polizia". A partire dal contrasto contro il clan dei Casalesi. Di cui Saviano, nel libro Gomorra, ha svelato attività e giri d'affari illegali. Per questo l'esigenza di proteggere lo scrittore viene confernata da Manganelli. Al punto che si parla di un possibile rafforzamento delle misure si sicurezza.

Le parole di Manganelli ridimensionano drasticamente le affermazioni del capo della Squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, che in un'intervista aveva rivelato di aver dato "parere negativo sull'assegnazione della scorta a Saviano". Un giudizio che non è piaciuto ai magistrati napoletani: "Sbaglia, l'autore di Gomorra è in grave pericolo". Il procuratore aggiunto di Napoli, Federico Cafiero de Raho, coordinatore del pool che indaga sul clan dei Casalesi, aveva rincarato la dose: "Saviano è enormemente esposto. Ha smosso le coscienze e diffuso una conoscenza che era di pochi, diventando un emblema della lotta alla camorra. Colpire lui significa depotenziarlo. È il testimone di una battaglia civile in cui tanti si riconoscono. C'è un prima e un dopo Gomorra, in Italia". E le parole di Manganelli lo confermano e chiudono il caso.

sabato 10 ottobre 2009

Per la BCE gli incentivi al settoere auto fanno solo del male

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Si allontana sempre più la prospettiva di avere gli incentivi anche nel 2010: il Governo sembra li voglia vincolare all'aumento della produzione in Italia (cosa quasi impossibile) e, per giunta, ora arriva una dura presa di posizione della BCE: "Gli incentivi per l'acquisto di auto in Europa - spiegano - avranno un impatto positivo contenuto sull'attività nell'area dell'euro nel corso del 2009 ed è possibile che diventi negativo nel 2010".

E' questo il succo del bollettino mensile della BCE che sottolinea poci come "in generale dati gli effetti distorsivi generati, tali misure andrebbero attuate con cautela in quanto potrebbero ostacolare l'efficiente funzionamento di una libera economia di mercato e ritardare i necessari cambiamenti strutturali, compromettendo così le prospettive di reddito e occupazione complessive nel più lungo termine".

Certo, la BCE riconosce che gli incentivi auto hanno avuto un impatto al rialzo sui consumi privati con un effetto pronunciato in paesi come Italia, Germania, Francia e Austria. Ma la stima "costo" per le finanze pubbliche di questi programmi di rottamazione delle autovetture dovrebbe ammontare a meno dello 0,1 per cento del Pil nel complesso dell'area nel periodo 2009-2010. Cioè niente.

"Le misure - spiegano infatti alla BCE - sembrano aver avuto successo in quanto hanno sostenuto la domanda di breve periodo di autovetture nuove. Ma i programmi di rottamazione delle autovetture hanno anche effetti avversi immediati e futuri sull'attività". Possibile?
"Innanzitutto - continuano - è stata frenata la domanda di altri acquisti importanti (come nuovi articoli di arredamento, ma anche riparazioni di automobili) a causa sia dell'impatto diretto dell'acquisto di autovetture sui bilanci delle famiglie, sia dell'impatto distorsivo sui prezzi relativi. Poichè gli acquisti di nuove autovetture hanno scalzato altri acquisti importanti, l'impatto delle misure sui consumi privati e sull'attività economica complessiva è inferiore a quello diretto sulle vendite di autovetture nuove".